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1522

NICCOLÓ DEGLI AGOSTINI, Lovidio Metamorphoseos composto per Nicolo agustini, et stampato in Venetia per Iacomo da Leco ad istantia de Nicolo Zoppino et Vincentio di Pollo suo compagno correnti gli anni del Signore M.D.XXII a giorni sette di Magio regnante lo inclito Principe messer Antoni Grimani, Venezia 1522, lib.I

Allegoria delle cose dette

Della distruzione del mondo per le acque

Posto che ebbe Giove fine al suo parlare ricchiuse le nuovole nelle spelonche et fece che Eulo ritenne tutti quelli venti che sogliono fare buon tempo. et mando fuori il vento noto, il quale comincio a fare molte horribile diverse e meravigliose prove, questo detto vento porta coperto il volto di molta oscurita et ha piena la barba di pioggia et lacqua usciva per li suoi canuti capelli. et nella fronte sua erano le nebbie e del suo petto e delle sue penne cadea lacqua dapoi che gli incomincio a stringere le nebbie con le sue mani si comincio fra gli arbori grande tempesta e fare grade pioggia e lo arco il quale e messo di Iunone vergato de diversi colorico còcepete e strense lacqua e diedene coppiosamete a nuvoli dil che tutte le semente si pdettero. e laspre fatiche de lavoratori, ma lira di Giove non essedo anchora di questo contenta fece che Neptuno lo agiuto con abondevoli acque, il qual neptuno conoco tutte le acque de li fiumi in nella casa sua dove egli habitava.

Oratione di Neptuno alle acque

Convocati li fiumi nella sua casa Neptuno cosi li comincio a parlare, o fiumi hoggi mai icominciate ad usare le nostre forze perche cosi bisognia e attendiate ad aprire le nostre case, e aletate le redine alli vostri corsi, poi che cosi sue comandato li ditti fiumi con sfrenato corso entrarono nel mare e alhora Neptuno percosse la terra con la verga, laquale cosi percossa tremo, per lo qual tremore fece la via delle acque, e largo le vene. lequal cose cosi fatte gli fiumi senza alcuna risistetia corsero per gli aperti capi e guastarono  gli arbori biade peccore huomini e le case e li templi cò le imagini de gli dei ne alcuna cosa puote resistere a tanto male, e cosi laqua coperse tutta la terra siche fra il mare e il cielo era nulla tanto era alta lacqua.

Del grande diluvio

Si come sue coperti li piani dalle acque le genti corsero tutte alli monti e altri alli navi menando gli remi per li lochi dove che poco inanzi haveano lavorata la terra e dove prima erano le biade e andavano sopra le cittati e le valli, alcuni furono che pigliarono il pesce nelle cime de gli arbori e quando gittavano lancore si teneano nelle vite per li verdi campi, e dove che prima le cappre pasceano lherba ivi li pesci riposavano, e vedeansi gli boschi. le case e le cittati sotto alle acque, e le nimphe marine e gli dalphini stavano per le silve e alcuni givano per li rami i lupi. Leoni e tigri e cervi natavano per le acque gli uccelli non trovando riposo cadeano nel mare e la potentia di esso mare havea sottomessi li colli, e lacqua cresciuta passava sopra li monti, e grande parte de quelli che fuggiano dalacqua moriano da fame per li lochi alpestri. e eravi una terra la cui cotrata e detta Choma e la citta e chiamata foca laqual cofina co la citta di Athene, in quella e uno mote co due colli liquali per la sua altezza par che tocchino el cielo et e detto parnaso e co la sua sommita passa li nuvoli, e havedo il mare copta la terra ogni giente romase sotto le acque salvo che dui solamente che fureno marito e moglie il marito fu Deucalione e la moglie pyrrha.  

 

Di Deucalione e Pyrrha

Avendo le acque la terra coperta

Deucalion pien dinfinite doglie

Dapoi che vide la ruina certa,

Del mondo, entro con Pyrrha la sua moglie

benignia, mansueta, humil experta

ambe dui soli con pudiche voglie

in una navicella e se regiano

vedendo quel che veder non voriano

 

Eran costor piu giusti, e piu leali

che fussero in quel tempo in tutto il mondo

Dogni vitio nemici capitali

e mentre se ne gian girando attondo,

giove per poner fin a tanti mali

miro dal ciel fin del mar nel fondo

e vide lacqua chel tutto copria

e la barchetta che sopra ella gia

 

El lor vedendo fra tanti megliara

dhomeni, e donne al mondo sol campati

hebbe pieta di la lor vita amara

et li nuvoli presto hebbe scacciati

e il ciel mostro a la terra la sua chiara

luce, e la terra a lui soi monti, e prati

e cesso lo diluvio, el mar quetossi

e fiumi, e venti, e ogni cosa placcossi

 

Neptuno pose giu la sua bacetta

Da poi chiamo Triton suo trombettino

che stava sopra lacqua al qual con fretta

comando come deo sacro marino

che per esser comera il suo trombetta

sonasse si, che lontano, vicino

ogni fiume a suo letto ritornasse

et che lusato orgoglio rilassasse

 

Triton al Deo marin ubidiente

senza indugiar la sua tromba piglioe

e comincio a suonar si fortemente

che ciascun fiume al letto suo tornoe

et si scopri comera primamente

tutta la terra, e si forte suonoe

che fu per tutto il mondo il suon udito

e scoperto risto ciascadun lito

 

Poi che cessato fu l diluvio crudo

da tutte parti, e lacque raquetate

Deucalion che vide il mondo nudo

si volse a Pyrrha con molta pietate

e lacrimando disse aghiaccio, e sudo

Da compassion di tanta crudeltate

o femina sol viva, o fida moglie

chi ne trara di tanti affanni, e doglie

 

Noi siamo soli rimasti nel mondo

e anche non siam de la vita sicuri

perche pensando al sdegnio foribondo

De li nuvoli anchor nel ciel oscuri

Da la paura tutto mi confondo

che questi casi son pur troppo duri

che spasimo, che duol , che angoscia haresti

se senza me qui sola ti vedesti

 

Perche se fusti con glialtri affocata

senza alcun dubbio anchio mi affocarrei

volesse Idio che con larte honorata

Del padre mio potesse in tanti o mei

ricuperar la giente ch’e mancata

e la terra firmar ch io lo farrei

e metterli lo fiato essendo soli

rimasti al mondo in tanti affanni, e duoli

 

Mentre deucalion questo diceva

a  Pyrrha moglie sua che lascoltava

amaramente per dolor piangeva

che del gia guasto mondo si lagniava

poi si penso da che cosi piaceva

al sommo idio voler quelli aggradava

e per chiederli agiuto sinandaro

al tempio, e agli dei sacrificaro

 

Era lentrata anchor del tempio sacro

per le gia passate acque lutuosa

e come fur danante il simulacro

De lalta dea Themisse gratiosa

per uscir di quel duol accerbo, e acro

pregaro quella con voce pietosa

che li piacessi insigniarli la via

chel sceme human ricuperato sia

 

Rispose quella dea benigniamente

a li dui sposi con voce pudica

Dil tempio uscite, e velativi arente

le tempie il capo senzaltro vi dica

poi vi discingierete prestamente

giettando di la nostra madre antica

lossa dopo le vostre spalle, chio

spero c’harete apien vostro disio

 

Ammirativi di questa risposta

ristaro isposi, e for del tempio usciro

e non sapendo loscura proposta

interpretar trahean piu dun suspiro,

alfin Deucalion senza far sosta

Disse se attento col giuditio miro

penso che nostra madre antica sia

la terra, come la ragion voria

 

E lossa sua debbe esser sio non mento

le dure pietre le qual sono in ella

Dunque la dea nha detto a compimento

il vero con la sua giusta loquella

per questo esser non vo pigro, ne lento

ad exequir quel che nha detto quella

così decinti i capi si velaro

et quanto disse lei tanto operaro

O gran miracol for dogni misura

che tutte quelle pietre che giettoe

Deucalione, presero figura

humana, e ogniuna in maschio si cangioe

cosi quelle de pyrrha a la pianura

in femina ciascuna si mutoe

e questa e la cagion che siam si duri

a le fatiche humane, e si securi

 

Allegoria delle cose e dette

Detto e per Ovidio infino al presente molte e diverse maniere de cose ma in effetto e una sola trasmutatione, cioe le pietre trasmutate in homeni, poi sotto brevita vediamo la interpretazione del Poeta e la sua intentione, prima dice si come Iove richiuse le nuvole in le speto che del cielo, questo non importa altro che la potentia divina la quale e domatrice de ogni cosa movente o stante, e quieto la forza delli venti e de gli altri pianeti li quali hanno a reparare a quelle cose le quali possono esser contrarie alla pace e al riposo mondano, accio che ogni giente perisca e restassi morta e  fussi expulso ogni peccato, li capeli e la barba canuta ove esce lacqua seintende li raggicanuti che segueno ne londeggiare di lacqua quando forte piove, larco el quale e messo de Iuno dovemo intender che Iuno e iterpretata dea del cielo, e gli antichi dissero che la movea a sua libertade tutte quel le cose che sono visibili e impalpabili, e precio quando se dimostra ci fa intedere Iuno per quello suo messo che die esser pioggia, dentro al qual cerchio dissero gli antichi che si adunava il consiglio delli nuvoli e de gli venti, onde quello era il loco  e concistoro del re di venti, e dice che le acque  consumarono le habitationi e gli dei, cioe spinse e difini a quelle cose che fino al fine non posserono di fama havere moto, e gli dei non importa altro a dire se non chi opera alcuna virtute e in fama perpetua e deificato, e cosi dimostra nello exordio, Ovidio nel presente tractato vol dimostrare come Idio consumo per lo diluvio il mondo, e come percio che avenir puote la scientia non mor mai, la quale e data dalli Poeti per habitatione nel monte Parnaso, dove dopo lo diluvio se riposaro Deucalion e Pyrrha, e dovemo sapere Deucalion e Pyrrha esser due cittadi le quali rimasero impiedi e ben che fussero coperte dalle acque non furono dissolate si come le altre, e dapoi el diluvio Noe usci di larca con li figliuoli e comincio la gente a moltiplicare habitando li monti, imperho che non si assicurava habitar li piani,e vedindo gli homeni lacqua esser tornata a suoi liti assicurati di scesero alli piani, e le prime citta di che furono habitate  e populate furono Deucalion e Pyrrha, in le quali ne philosophano molte genti, e perche da poi lo diluvio la gente incomincio a moltiplicare e a crescere nel monte di parnaso, perche gli antichi havendone le genti quella credenza si lo guardavano con solenne custodia, e questa riverentia gli haveano imperho che la fu la prima acqua viva e dolce che nel mondo apparve dapoi lo diluvio, questo parnaso e in gretia nella provintia di thessaglia a piedi di boetia, e ha due grandi altezze con due fronti come e detto secondo Iscidoro, e per più chiaro notificare alli lettori dicesi questa provintia di Thessalia esser in Gretia detta cosi dallo re Thessaloe e congiunta nel mezzo di con Macedonia, questa ha molti fiumi et citta di le quali e capo Thessalonica, in lo quale monte regnava Deucalion e Pyrrha, onde predetti Deucalion e Pyrrha se intende fussero homeni e no cittati populate, e questo diluvio secondo Augustino nel libro.XVIII. de civitate dei dice non passo alle parti di Egypto ma solum fue in Thessalia si come in molti modi e stato provato regniante in athene lanno successore di Cecrope coita, e il gettar di le pietre dietro le spalle vuol dire che quelle due cittati sinelevaro giente forte a sostenire ogni fatica, over che fussero capi e reggi de cittati, laltre molte cose pone Ovidio per fornir e seguire lordin poetico, ma lo vero diluvio fue al temoi di Noe ne larca dove comparo solamente otto anime sicome e nel genexis.