53: Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Dafne in alloro

Autore: Bernard Salomon

Datazione: 1557

Collocazione: Les Métamorphoses d'Ovide figurée, Jean de Tournes, Lione 1557

Committenza:

Tipologia: stampa

Tecnica: incisione

Soggetto principale: Dafne e Apollo            

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne, Cupido

Attributi: arco, faretra (Apollo); corpo in forma di tronco, braccia in forma di rami (Dafne); arco, freccia (Cupido)

Contesto: paesaggio campestre

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: 

Bibliografia: StechowW., Apollo und Daphne, Studien der Bibliothek Warburg, Leipzig 1932; Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 253; Davidson Reid J.-Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 327

Annotazioni redazionali: Si tratta della seconda illustrazione realizzata da Bernard Salomon per il mito di Apollo e Dafne, comparsa nell’edizione francese delle Metamorfosi di Ovidio, stampata a Lione nel 1557 da Jean de Tournes. La prima immagine era semplicemente dedicata all’inseguimento della ninfa da parte di Apollo, ed era una raffigurazione estremamente naturalistica del mito, soprattutto per il rapporto tra figure all’antica e paesaggio circostante, che qui veniva ad assumere un ampio spazio, rispetto alle precedenti illustrazioni (Cfr. scheda opera 52). Quest’incisione sembra concentrarsi, invece, su di un momento successivo del racconto ovidiano, in cui Apollo, proprio mentre sta per raggiungere l’amata ninfa, si rende conto che in realtà non la potrà mai avere, poiché questa ha già assunto qui l’aspetto di un albero d’alloro. Apollo, infatti, sempre abbigliato all’antica, è colto ancora in movimento, con il mantello alle sue spalle gonfiato dal vento, che forma un ampio arco, mentre sta per afferrare Dafne, e la ninfa, sebbene, essendo ormai bloccata non possa più fuggire, si volta ancora indietro, per timore di essere raggiunta, questa però ha già mutato la sua natura, ed il desiderio che aveva espresso a suo padre, il dio fiume Peneo, di non essere raggiunta a nessun costo dal dio, e di poter perdere quell’aspetto, che tanto la stava facendo penare, è già stato esaudito, il dio perciò non potrà in realtà mai averla. Particolare attenzione è stata qui dedicata alla resa del corpo della ninfa, ormai completamente avvolto dalla corteccia dell’albero, evitando di raffigurare un essere ibrido, in parte donna ed in parte vegetale, e preferendo invece mostrare ancora le forme femminili sotto il tronco, ed il volto perfettamente umano al di sopra. Singolare risulta invece la presenza di Cupido nell’angolo in alto a sinistra, raffigurato nell’atto di scagliare la freccia dell’amore contro Apollo, poiché questo aveva deriso le sue capacità di arciere, subito dopo la vittoria sul serpente Pitone. L’artista, infatti, avrebbe potuto raffigurare il dio dell’amore con maggiore coerenza nella prima illustrazione concernete il mito, inserita in quest’edizione delle Metamorfosi, che raffigurava il momento dell’inseguimento vero e proprio, in tal caso, infatti, la presenza di Cupido avrebbe rappresentato un riferimento all’antefatto. Probabilmente, invece, la sua presenza in quest’incisione era da ricollegare al significato generale del mito: in pratica al fatto che l’amore è più potente di ogni cosa, e può estendere il suo dominio anche sugli dei, i quali, tuttavia, nonostante le loro qualità, non possono sempre averla vinta, quando si ha che fare con questo sentimento.

Elisa Saviani