52: Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Bernard Salomon

Datazione: 1557 circa

Collocazione: Les Métamorphoses d'Ovide figurée, Jean de Tournes, Lione 1557, f. b v

Committenza:

Tipologia: stampa

Tecnica: incisione

Soggetto principale: Dafne e Apollo           

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne

Attributi: arco (Apollo)

Contesto: paesaggio campestre con bosco

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 253

Annotazioni redazionali: Le due illustrazioni realizzate su disegni del Salomon per quest’edizione francese delle Metamorfosi di Ovidio, stampata per la prima volta da Jean de Tournes nel 1557, dovettero ben presto divenire i principali modelli di riferimento per le raffigurazioni del mito di Apollo e Dafne, non solo in Francia, ma in tutti quei paesi in cui quest’edizione conobbe un’ampia diffusione. L’artista ha qui volutamente sdoppiato i due momenti del racconto ovidiano: quello della fuga di Dafne e quello della sua metamorfosi, creando due raffigurazioni distinte e indipendenti (Cfr. scheda opera 53). In tal modo egli ha rinunciato alla composizione unica di tipo narrativo, con i vari episodi disposti secondo una determinata successione, in cui i protagonisti potevano comparire anche più volte, come, ad esempio, l’illustrazione che compare nella versione in volgare delle Metamorfosi del 1497 (Cfr. scheda opera 26), o quella nell’edizione in versi di Nicolò degli Agostini del 1522 (Cfr. scheda opera 38), o ancora come la raffigurazione realizzata da Giovanni Antonio Rusconi per le Trasformationi di Lodovico Dolce, pubblicate per la prima volta nel 1553 (Cfr. scheda opera 51), per soffermarsi piuttosto su momenti specifici del mito. In questa prima incisione riconosciamo, infatti, Apollo, come arciere, caratterizzato cioè dall’arco nella sinistra, mentre insegue una fanciulla, costringendola ad addentrarsi in un bosco: non vi è alcuna allusione all’antefatto, ossia che il dio sta inseguendo la fanciulla poiché è stato colpito dalla freccia dell’amore di Cupido, indignatosi per la scarsa considerazione in cui era stato tenuto dal dio, né vi è alcun riferimento al successivo sviluppo della vicenda, la fanciulla conserva ancora del tutto l’aspetto femminile, e non si presenta come un essere ibrido, a metà fra donna e vegetale. Salomon, inoltre, fornisce qui un’immagine assai naturalistica del mito: in un paesaggio campestre curato fin nei minimi dettagli, e non più semplice sfondo, ma parte integrante della raffigurazione, si stagliano, leggermente in secondo piano, le due silhouettes dei protagonisti. Il dio abbigliato all’antica, con il mantello gonfiato dal vento alle sue spalle, insegue Dafne con la mano destra alzata, come a volerla fermare, mentre questa sembra fuggire lontano da lui, con passo leggero, quasi sollevandosi da terra, con il vestito che le aderisce al corpo, per il vento contrario alla sua corsa, suscitando in tal modo ancor più il desiderio del dio. La volontà di riappropriarsi del modello antico si unisce quindi al desiderio di fornire al contempo un’immagine naturalistica della classicità, non artificiosa, né tanto meno legata a particolari contemporanei, nel tentativo di recuperare quel rapporto privilegiato che si credeva solo gli antichi detenevano con la natura. 

Elisa Saviani