37: Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Maestro B col Dado

Datazione: 1520 circa    

Collocazione:    

Committenza:

Tipologia: illustrazione

Tecnica: incisione

Soggetto principale: Dafne e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne, Peneo

Attributi: faretra (Apollo); gambe in forma di radici, capelli in forma di foglie d'alloro (Dafne); urna (Peneo) 

Contesto: paesaggio campestre con fiume

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Stechow W., Apollo und Daphne, Studien der Bibliothek Warburg, Leipzig 1932; Durand L., Les Compositions de J. Romain, "Les Amours des Dieux", gravées par M. A. Raimondi, Ed. de la Guillotière, Lione 1964; Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, pp. 249-250

Annotazioni redazionali: Quest'incisione, realizzata dal cosiddetto Maestro B col Dado su disegno di Giulio Romano, secondo Giraud, doveva far parte di una serie di quattro, in cui la prima mostrava Cupido che colpiva con la freccia d'oro dell'amore Apollo, che si vantava con lui della sua vittoria sul serpente Pitone; la seconda raffigurava Dafne nel momento della supplica al padre Peneo, affinché non la facesse sposare, e la lasciasse vivere come seguace di Diana; l'ultima, infine, che doveva seguire quella presa in considerazione, mostrava le altre divinità fluviali venute a consolare Peneo per la fine della figlia.La nostra incisione, infatti, raffigura contemporaneamente i due momenti salienti della vicenda di Dafne, solitamente presentati, nelle opere più famose, in composizioni distinte, dell'inseguimento da parte di Apollo e della metamorfosi della ninfa.L'artista ha quindi seguito fedelmente il racconto ovidiano, concentrandosi, e questo vale soprattutto per le altre tre incisioni, su dei momenti che avevano avuto scarsa fortuna dal punto di vista iconografico. Anche nelle illustrazioni del mito, a carattere prettamente narrativo, presenti nelle edizioni volgari delle Metamorfosi della fine del Quattrocento e dei primi decenni del Cinquecento, il momento della supplica di Dafne al padre Peneo, come quello finale delle altre divinità fluviali accorse a consolare il dio-fiume per la perdita della figlia, non avevano avuto una precisa codificazione, e del resto anche il momento in cui Cupido colpisce Apollo con la freccia dell'amore era stato tralasciato, in favore della raffigurazione della contesa fra i due. Ampio spazio, invece, in queste illustrazioni aveva avuto il momento della metamorfosi, fuso con quello dell'inseguimento.L'ideatore di questa composizione ha scelto, piuttosto, di relegare la raffigurazione della trasformazione di Dafne in albero d'alloro sullo sfondo a destra, conferendo maggior rilievo al momento dell'inseguimento.  In questa composizione particolarmente naturalistica, Apollo, nudo e con il classico attributo della faretra in vita, insegue l'amata Dafne, abbigliata con una veste leggera e all'antica: il senso di movimento viene perfettamente reso dal vento, che gonfia la gonna di Dafne e solleva il mantello di Apollo, e scompiglia all'indietro i capelli sciolti della ninfa. La figura di Dafne, infatti, sembra sia stata realizzata prendendo a modello una di quelle menadi, in preda all'euforia dei riti orgiastici, che si potevano vedere dipinte su vasi attici, o romani, a testimonianza del pieno recupero, raggiunto a Roma, a questa data, della tradizione antica anche dal punto di vista formale, tanto che questa stessa scena sembra quasi sia stata concepita come un bassorilievo. Il momento successivo del mito, quello che aveva creato più problemi agli artisti, per la difficoltà di una resa naturalistica di una figura in parte umana ed in parte vegetale, è raffigurato sullo sfondo a destra, e si collega all'immagine in primo piano quasi come se fosse il fotogramma successivo: Apollo ha qui quasi raggiunto la ninfa, ma questa ha già iniziato a trasformarsi in alloro, le dita delle mani e i suoi capelli hanno l'aspetto di foglie come accadeva anche nelle precedenti raffigurazioni della favola, mentre le gambe, che di solito erano già raffigurate in forma di tronco, si stanno ancora trasformando, con i piedi che ormai sono fissi nel terreno. La metamorfosi di Dafne viene, qui, coerentemente spiegata con la presenza del padre di Dafne, il dio-fiume Peneo, raffigurato sdraiato, all'interno di una specie di grotta, appoggiato ad un'urna, da cui fuoriesce l'acqua del fiume, sulle cui rive avviene la trasformazione. La ninfa, infatti, vedendosi ormai quasi raggiunta dal dio, aveva chiesto al padre di salvarla, anche trasformandola, purché potesse mantener fede al suo voto di castità.A fornire tale spiegazione della composizione, inoltre, concorreva anche un’ottava incisa nel margine inferiore:

Qui Phebo Daphne seguitar vedete,

che lei del stral di piombo e lui d'un d'oro

havea ferito il cuore; hor comprendete

quanto a volersi ben disugual foro.

Zeffir la scopre, onde con maggior sete

la segue; e lei si converte in Alloro,

poi che l padre Penneo gran fiume venne,

per tal scampo a preghar pur poi l'ottenne.

                                                                                         Elisa Saviani