
Titolo dell'opera: Apollo e Dafne
Autore: Francesco Buonsignori (attr.)
Datazione: 1485-90 circa
Collocazione: Settignano, Collezione Berenson
Committenza:
Tipologia: pannello dicassone
Tecnica: olio su tavola, 33x48 cm
Soggetto principale: Dafne e Apollo
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Dafne, figura femminile (?) non identificata
Attributi: arco (Apollo); albero d'alloro (Dafne)
Contesto: paesaggio campestre con fiume, e città sullo sfondo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Stechow W., Apollo und Dafne, Studien der Bibliothek Warburg, Leipzig 1932, p. 18; Schmitt U.B., Francesco Buonsignori, in "Münchner Jahrbuch der Bildenden Kunst", XII, 1961, pp. 73-152, cat. n. 85; Berenson B., Italian Pictures of the Reinaissance: Central Italian and North Italian Schools, Phaidon, Londra 1968, I, p. 59; Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 246; Davidson Reid J.-Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, pp. 326-327
Annotazioni redazionali: Il pannello, probabilmente parte di un cassone, sembra derivato dall'unione di due parti originariamente separate. All'estrema sinistra, infatti, è un personaggio dai tratti fisionomici marcati, quasi maschili, che tuttavia indossa un abito aperto su di un fianco, a lasciar trasparire una gamba nuda, molto femminile, che somiglia a quello di Dafne nella scena successiva. Tuttavia, non sembra di potervi riconoscere la ninfa, anche perché quest'ultima, nella scena successiva, porta i capelli sciolti e non acconciati. Probabilmente, volendo ipotizzare la presenza di questa figura nel dipinto fin dall'inizio, essa doveva rappresentare una compagna di Dafne che aveva fatto lo stesso voto di castità: quindi venne forse inserita, rivolta in senso opposto a quello della scena principale, per fare da contrappunto all'albero d'alloro in cui Dafne si trasformerà all’estrema destra del pannello. In questo caso il mito sembra avere un andamento di tipo narrativo, si svolge, infatti, in due scene principali: quella dell'inseguimento e quella dell'avvenuta metamorfosi. Per quanto riguarda la scena dell'inseguimento, priva della presenza di Cupido, cui rispetto alla tradizione antica e classica comincia ad essere dato maggiore spazio, gli atteggiamenti dei due personaggi sono ben definiti: Apollo insegue e Dafne fugge voltandosi a guardare il suo inseguitore, mentre una particolare attenzione è rivolta alla posizione del braccio destro dei due protagonisti uguale per entrambe, ma mentre Apollo cerca con la mano destra di afferrare i capelli al vento della ninfa, Dafne con il braccio destro si aiuta nella fuga e nello stesso tempo sembra guidare lo sguardo dell'osservatore alla scena conclusiva. Maggiore, in questo caso, da parte dell'artista è la volontà d'arcaismo e di verosimiglianza al racconto antico, giacché Apollo non indossa abiti moderni quattrocenteschi, bensì è abbigliato quasi come un soldato romano, mentre Dafne porta una tunica velata, aperta lungo tutto il fianco e gonfiata dal vento nella corsa, che ricorda gli abiti delle menadi su vasi o rilievi antichi. Risulta evidente come il pittore, resosi probabilmente conto della distanza storica che intercorreva fra il racconto mitico e la sua realtà, abbia cercato di restituire una forma classica ad un contenuto classico, seppure ancora con qualche difficoltà. Un maggior naturalismo, infine, si nota nell'esito della favola, cui è dedicata la sezione destra del pannello: Apollo è raffigurato, secondo l'iconografia antica, nel momento in cui riesce a raggiungere Dafne, ma si trova ad abbracciare un tronco d'albero, giacché la ninfa, giunta in prossimità del fiume Peneo suo padre, fiume che intravediamo dietro il tronco, ha invocato la salvezza ed è stata da lui trasformata. L'albero che Apollo cinge con le sue braccia, tuttavia, non ha sulla cima la testa di Dafne come accadeva in altri cassoni precedenti, conserva invece una lieve traccia di un corpo femminile "nascosto" al suo interno, proprio in virtù della ricerca di naturalismo e di aderenza alla realtà storica.
Elisa Saviani