Titolo dell'opera: Apollo e Dafne
Autore: Anonimo miniatore fiorentino del XV sec.
Datazione: seconda metà del XV sec.
Collocazione: Venezia, Biblioteca Marciana, manoscritto del Liber sonectorum et cantilenarum di Francesco Petrarca, Cod. Ital. IX, 43
Committenza:
Tipologia: illustrazione
Tecnica: miniatura
Soggetto principale: Dafne e Apollo
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo (Petrarca), Dafne (Laura)
Attributi: capelli e braccia in forma di rami d'alloro (Dafne)
Contesto: paesaggio campestre con fiume (?)
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Giraud Y., La fable de Daphne. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la litterature et dans les arts jusqu'à a la fin du XVIIe siècle, Droz, Ginevra 1968, pp. 142-147, 152
Annotazioni redazionali: In primo piano, anche se leggermente spostati sulla sinistra, si riconoscono un personaggio maschile in abiti cortesi che insegue con le braccia sollevate al cielo una fanciulla, anch'essa vestita secondo la moda del Quattrocento, i cui capelli e le cui braccia stanno già assumendo la forma di rami e foglie d'alloro. Soprattutto grazie a quest'ultimo particolare, ed al fatto che le figure sembrano correre presso la riva di un fiume, è possibile ricostruire la favola cui il miniatore, e probabilmente il poeta stesso, volevano alludere: si tratta dell'inseguimento della ninfa Dafne da parte del dio Apollo, qui non caratterizzato dai suoi attributi tipici, ma piuttosto riconoscibile dall'atteggiamento e dal suo modo di rapportarsi alla fanciulla. La presenza del fiume, che forse s'intravede sullo sfondo, vuole invece ricordare che la trasformazione della ninfa in albero d'alloro fu favorita dal padre, il fiume Peneo. Ci troviamo ancora di fronte ad un'illustrazione di tipo medievale, dove sembra si sia conservato il contenuto del mito classico, ma nello stesso tempo sia andata perduta la forma originaria: i due personaggi, infatti, sono inseriti nella realtà cortese dell'epoca. Inoltre, ricorrendo alla vicenda della ninfa, il poeta, autore dell'opera illustrata dalla miniatura, volle probabilmente adombrare il suo amore per Laura, giocando sull'assonanza del nome della fanciulla con la parola "alloro", pianta in cui si trasformava Dafne. Dietro la figura di Apollo, perciò, dovremmo qui riconoscere il Petrarca stesso mentre insegue la sua amata Laura-Dafne, che non riesce tuttavia a raggiungere a causa della metamorfosi. La scena ed il mito stesso, quindi, non farebbero che comunicare la concezione del poeta riguardo all'amore, qualcosa di bello e travolgente, ma destinato a non essere mai appagato e soddisfatto del tutto, a causa della caducità delle cose umane. Come Apollo non riuscì ad arrivare a Dafne, Petrarca perse la sua Laura, morta prematuramente, e l'amore rimase sempre per lui qualcosa da ricordare e contemplare nel dolore.
Elisa Saviani