20: Apollo e Dafne

 

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Loyset Liedet (miniatore)

Datazione: 1460 circa

Collocazione: Bruxelles, Biblioteca Reale, manoscritto dell'Epitre d'Othéa di Christine de Pisan, Ms. 9392, f. 90v

Committenza:

Tipologia: illustrazione

Tecnica: miniatura

Soggetto principale: Dafne e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne, Diana (?)

Attributi:

Contesto: paesaggio campestre con casa

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 151

Annotazioni redazionali: Si tratta di una miniatura tratta dall'Epitre d'Othéa di Christine de Pisan, opera di un artista francese. Egli ha evidentemente perso ogni legame con in modello classico, la forma antica del mito è stata dimenticata: infatti, la storia della ninfa amata da Apollo viene calata nella realtà contemporanea, modernizzata, i due protagonisti indossano abiti alla franzese, cioè abiti del Quattrocento, e sono stati privati di qualsiasi attributo classico. Sullo sfondo è raffigurato l'incontro fra Apollo e Dafne in un campo di grano, mentre in primo piano è la fuga di Dafne da Apollo, che le è subito dietro. Dafne vuole restare fedele al suo voto di castità (con riferimento a questo, forse, è stato raffigurato un cane bianco sulla destra), e pertanto implora (le sue mani, infatti, sono in atto di preghiera) una figura femminile che vola sopra di lei di salvarla dal dio. Questa, che nella versione nota del mito non compare, potrebbe essere Diana stessa, cui Dafne si era votata, oppure la Terra, Gea, che nella versione arcadica della favola era la madre di Dafne, e la salvava, trasformandola, dalle brame del dio. Sembra più probabile, in ogni caso, che si tratti di Diana, invocata da Dafne proprio in quanto dea della castità e suo modello: la dea sembra quindi intervenire qui in suo aiuto favorendone la trasformazione in alloro. La successiva metamorfosi di Dafne non ci viene mostrata compiutamente, ma vi è un chiaro riferimento alla sua trasformazione nell'albero dal lungo e snello tronco in primo piano.Si tratta di una raffigurazione alquanto originale del mito, sia per l'ambientazione che per i personaggi presenti, che evidenzia come a questa data, in una realtà come quella francese, si fosse ancora ben lontani da un recupero, seppur minimo, della forma classica antica, e quindi dall'acquisizione della consapevolezza della distanza storica tra la realtà contemporanea e quella in cui poteva essere ambientato il racconto.

                                                                                            Elisa Saviani