16: Apollo e Dafne

 

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Anonimo pittore di cassoni francese della prima metà del XV sec. (Maestro di Parigi ?)

Datazione: prima metà del XV sec.

Collocazione: Londra, Collezione dei fratelli Durlacher

Committenza:

Tipologia: pannello di cassone

Tecnica: tempera su tavola

Soggetto principale: Dafne e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne, Cupido, compagne di Dafne

Attributi: faretra legata in vita (Apollo); arco e freccia (Cupido)

Contesto: paesaggio campestre con rocce e fiume (?)

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: 

Bibliografia: Schubring P., Cassoni. Truhen und Truhenbilder der italianen Frührenaissance, Hiersemann, Leipzig 1923, I, p. 423, cat. n. 917; Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 245

Annotazioni redazionali: Si tratta di un'interessante raffigurazione del mito, in quanto dimostra chiaramente come ancora alla metà del Quattrocento taluni artisti fossero ben lontani da un pieno recupero della forma classica, perduta dopo la caduta dell'Impero romano e durante il periodo medievale. Il contenuto del mito era stato tramandato correttamente, ma risulta qui alquanto difficile riconoscere Apollo nel personaggio maschile abbigliato alla franzese, privo di quegli attributi che fin dall'antichità l'avevano caratterizzato, così com'è difficilmente riconoscibile la stessa Dafne, abbigliata come una dama del Quattrocento anche con cappello, a dimostrazione del fatto che la favola antica era stata pienamente assimilata e adattata alla realtà contemporanea. Il mito viene trattato su di uno stesso pannello in quattro scenette separate, in cui però è possibile riconoscere un unico racconto, quindi un'unica trama, grazie al fatto che i personaggi mantengono sempre gli stessi abiti. All'estrema sinistra è raffigurata Dafne a colloquio con due compagne, che probabilmente avevano fatto il suo stesso voto di castità; al centro, riconosciamo Cupido in alto sulle nuvole, che colpisce Apollo con la freccia dell'amore, e sotto di lui il dio che già insegue la stessa fanciulla che poco prima era a colloquio con le sue compagne. Dafne nella sua corsa si appresta ad un fiume, o almeno sembra di poter riconoscere un corso d'acqua nella profonda spaccatura della roccia che comincia in cima alla montagna sopra di lei, e chiede al padre, il dio-fiume Peneo, di salvarla da Apollo. Nella scenetta successiva a destra, infatti, si riconosce il dio, sempre abbigliato allo stesso modo, che abbraccia un tronco d'albero. La conclusione del mito, infine, è affidata, all'estrema destra, ad Apollo che indossa la corona d'alloro, e sceglie pertanto questa pianta come a lui sacra, facendo in modo che rimanga sempre verde e non si secchi mai. Trattandosi di un cassone nuziale, potremmo ipotizzare che la scelta di questo mito, non fosse casuale, ma piuttosto che si volesse così invitare i giovani sposi ad un amore casto e puro, come quello rappresentato da Dafne, ed a rifuggire l'amore lussurioso.

                                                                                            Elisa Saviani