Titolo dell'opera: Apollo abbraccia Dafne in alloro
Autore: Anonimo miniatore dell'Italia del Nord dell'inizio del XV sec.
Datazione: 1400 circa
Collocazione: Gotha, Herzogl. Bibliothek, manoscritto del Commento alle Metamorphosi di Ovidio di Pierre de Bersuire, Codex Membr. I, 98, fol. 10r.
Committenza:
Tipologia: illustrazione
Tecnica: miniatura
Soggetto principale: Dafne e Apollo
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Dafne
Attributi: arco (?) (Apollo); corpo in forma di tronco d'alloro (Dafne)
Contesto: campagna con fiori
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Stechow W., Apollo und Daphne, Studien der Bibliothek Warburg, Leipzig 1932; Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 151
Annotazioni redazionali: Si tratta di una miniatura che, assieme ad un'altra, raffigurante il momento precedente del mito di Dafne, quello dell'inseguimento da parte di Apollo, era stata inserita in un commento di Pierre de Bersuire alle Metamorfosi di Ovidio. Qui al centro della scena riconosciamo Dafne ormai completamente trasformata in alloro: la figura è rimasta fissa nella posizione in cui si trovava al momento dell'inizio della metamorfosi, raffigurata nella miniatura associata. Il suo corpo pian piano si è indurito, ed è diventato un tronco dalle radici conficcate nel terreno: l'unico elemento che ci permette ancora di riconoscere nell'albero la fanciulla amata ed inseguita da Apollo è il suo viso, che risulta ancora umano. Apollo, sempre in abiti cavallereschi, come nell'altra miniatura, per rendere evidente il collegamento fra le due raffigurazioni, abbraccia disperato il tronco, come se Dafne fosse sua, in realtà, invece, trasformandosi la ninfa è riuscita a tener fede al suo voto di castità. Questa scena, priva di personaggi secondari, viene qui riproposta proprio secondo il modello classico e antico, nonostante sia evidente che forte era il legame dell'artista con la realtà a lui contemporanea.
Elisa Saviani