
Titolo dell'opera: Apollo e Dafne
Autore: Anonimo miniatore francese del XIV sec.
Datazione: XIV sec.
Collocazione: Parigi, Bibliotheque de l'Arsenal, manoscritto dell'Ovide Moralisé, Ms. 5069, f. 4r
Committenza:
Tipologia: illustrazione
Tecnica: miniatura
Soggetto principale: Dafne e Apollo
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Dafne
Attributi: corpo in forma d'alloro (Dafne)
Contesto: prato
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Stechow W., Apollo und Daphne, Studien der Bibliothek Warburg, Leipzig 1932
Annotazioni redazionali: Questa miniatura, assai semplificata, mostra da parte dell'artista l'intenzione di non voler narrare nella sua interezza la vicenda di Dafne: la miniatura, infatti, non era concepita come indipendente dal racconto, ma strettamente connessa al testo scritto, di cui rappresentava un complemento. Ritroviamo qui una tipologia che era stata propria anche dell'arte antica: Apollo sopraggiunge da sinistra, all'inseguimento di Dafne, distendendo le mani per afferrarla, ma è troppo tardi, infatti, la ninfa ci viene già presentata con il corpo trasformato in tronco d'albero. Dafne ha già espresso il suo desiderio di rimanere per sempre casta e pura, ed ha già implorato aiuto per sfuggire al dio che la insegue: qui è ormai albero, e la forma vegetale ha preso il sopravvento su quella umana, le rimane solamente la testa sulla cima dell'alloro, e per questo motivo leggiamo sul viso di Apollo un'espressione di dolore, perché nel momento stesso in cui cerca di afferrarla si rende anche conto che non la potrà mai avere. Questa miniatura rende evidente come il contenuto classico del mito si fosse conservato per lo più intatto fino al XIV secolo, e tuttavia era chiaramente andata perduta la forma classica: Apollo non è più nudo, e non porta più i suoi attributi tradizionali, indossa piuttosto un lungo abito, un mantello ed una corona. Apollo è vestito alla franzese, il personaggio è stato modernizzato, calato nella realtà contemporanea al lettore, per consentire una più facile identificazione di quest'ultimo con il dio.
Elisa Saviani