10: Apollo e Dafne

 

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Anonimo mosaicista del III sec. d.C. (sembra appartenente alla Scuola Greca di Pozzuoli)

Datazione: III sec. d.C.

Collocazione: Rouen, Museo del Dipartimento (proveniente da Lillebonne)

Committenza:

Tipologia: mosaico

Tecnica:

Soggetto principale: Dafne e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne

Attributi: lancia (Apollo); brocca (Dafne)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Chatelet E., Notice sur le mosaique de Lillebonne, typ. Le Blanc Stardel, Caen 1873; Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 77; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1986, III, 1, p. 346, cat. 19

Annotazioni redazionali: Il mosaico è stato scoperto nel 1870: esso ornava un altare consacrato ad Apollo e Diana, e venne probabilmente realizzato della scuola greca di Pozzuoli. Questo, in effetti, sembra ancora legato alle tipologie presenti nelle pitture pompeiane, e pertanto dovette essere ideato nello stesso ambito: anche in questo caso non ci viene proposto il momento della metamorfosi vero e proprio, bensì il momento in cui Apollo, dopo aver a lungo inseguito la ninfa, la raggiunge e la trattiene per un braccio, mentre questa sfinita crolla a terra in ginocchio. L'artista fissa quindi un preciso istante del racconto, e sceglie una situazione di tensione fra i due personaggi: Dafne si volta a guardare il suo inseguitore, decisa in ogni caso a non arrendersi, Apollo, invece, sembra convito di aver battuto la ninfa nella fuga. Questa scena, in cui non vi è alcun accenno alla successiva trasformazione di Dafne in alloro, e non vi sono neppure dei segnali che lascino presagire l'inizio della sua metamorfosi, come i rametti che di solito cominciano a spuntare sul suo corpo, presenta tuttavia un particolare, quello del vaso nella mano destra di Dafne, interpretato come simbolo del fiume Peneo, suo padre, che la salverà da Apollo, dando ascolto alle sue preghiere, trasformandola appunto in alloro. Notiamo in questo mosaico una chiara evoluzione nella resa dei volti e della muscolatura dei personaggi, grazie anche all'uso dell'ombreggiatura, vi è una certa cura anche nella definizione dei particolari, come i bracciali di cui è ornata Dafne, o la corona del dio, mentre i loro mantelli gonfiati dal vento vogliono suggerire l'idea del movimento, della fuga e dell'inseguimento.

                                                                                            Elisa Saviani