66: Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Giovanni Battista Tiepolo

Datazione: 1755-1760 ca.

Collocazione: Washington, National Gallery, Kress Collection 

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela

Soggetto principale: Dafne e Apollo           

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne, Peneo, Cupido

Attributi: faretra, aureola (Apollo); dita delle mani in forma di foglie e gamba in forma di radice d’alloro (Dafne); urna, remo, corona di foglie (Peneo);faretra (Cupido)

Contesto: paesaggio montano

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.nga.gov/cgi-bin/pinfo?Object=41420+0+none

Bibliografia: Morassi A., A Complete Catalogue of the Paintings of G. B. Tiepolo, Phaidon, Londra 1962, p. 67;Pallucchini A., L’opera completa di Giambattista Tiepolo, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano 1968, cat. n. 253;Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, p. 523; Sienkewicz T.J., Classical Gods and Heroes in the National Gallery of Art, University Press of America, Washington 1983, p. 17; Davidson Reid J.-Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 331

Annotazioni redazionali: Ciò che colpisce in questo dipinto del Tiepolo è la scelta del taglio particolare della composizione. Dafne e Peneo sono, infatti, raffigurati come sulla cima di una montagna, giacché tutt’attorno si vedono i picchi di altri monti, mentre leggermente più in basso, le punte di pini che crescono sulle pendici di questi monti. Apollo, inoltre, sembra spuntare all’improvviso dal basso, come se avesse corso per arrampicarsi fin lassù, dove Dafne si è rifugiata, il suo mantello dorato è, infatti, gonfiato dal vento contrario, mentre ha ancora la gamba destra piegata all’indietro, e quindi è ancora evidentemente in movimento. Egli indica Dafne per manifestare forse in tal modo la sua sorpresa, la sorpresa di vederla così, in parte trasformata in un essere vegetale, proprio adesso che credeva di averla raggiunta. Dafne, invece, dal canto suo, è spaventata e sorpresa proprio perché il dio l’ha quasi raggiunta, perciò sembra sbilanciarsi all’indietro, quasi distendendosi sulla grossa urna del padre. Giunta presso di lui, nella sua fuga disperata dal dio, doveva averlo implorato di salvarla, convinta nella sua volontà di non avere mai a che fare con gli uomini, e Peneo doveva quasi essersi sentito costretto dalle preghiere della figlia, seppure per lei aveva immaginato un futuro differente. Per questo, probabilmente, Peneo rivolge quello sguardo minaccioso verso Apollo, perché ha continuato ad inseguire sua figlia, seppure questa non abbia accennato a fermarsi, e non abbia mostrato l’intenzione di concedersi a lui, costringendolo così a trasformarla. Infine, mentre ormai la corteccia sta avvolgendo dal basso il corpo della ninfa, la sua carnagione sta già diventando, da rosea che era, verdina, e le sue dita sono già ramoscelli d’alloro, il piccolo Cupido assiste, nascosto dietro ad un drappo, alla scena: la sua vendetta contro Apollo, che non voleva ammettere il potere delle sue frecce, si è compiuta, il dio, che tanto bramava la ninfa, non è riuscito a raggiungerla, e nulla hanno potuto la sua razionalità ed i suoi poteri contro la forza dell’amore.

Elisa Saviani