34: Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Jacopo Pontormo

Datazione: 1513 circa

Collocazione: Brunswick (Maine), Bowdoin College Museum of Art (Kress)

Committenza: compagnia del Diamante di Firenze

Tipologia: pannello dipinto

Tecnica: olio su tela, 60,5x46,5 cm

Soggetto principale: Dafne e Apollo            

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Dafne

Attributi: faretra (?) (Apollo); tronco d'alloro sulla testa, mani in forma di rami (Dafne)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:  

Bibliografia: Berenson B., Italian Pictures of the Reinaissance: Florentine School, Phaidon, Londra 1963, p. 221 (come opera di seguace di Andrea del Sarto);Berti L., L'opera completa di Pontormo, Classici dell'Arte Rizzoli, Milano 1973, pp. 87-88, cat. n. 5; Davidson Reid J.-Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 326 

Annotazioni redazionali: Nel primo decennio del Cinquecento vennero istituite a Firenze due nuove compagnie, facenti capo rispettivamente a Lorenzo di Piero ed a Giuliano de'Medici, quella del Broncone e quella del Diamante. Per il Carnevale del 1513 il Pontormo dipinse alcuni pannelli dei carri trionfali di entrambe le compagnie, assieme ad altri pittori. I carri della Compagnia del Broncone sembra che fossero sette: vi lavorarono il Bandinelli assieme a Pontormo; i carri della Compagnia del Diamante, invece, furono tre e vennero realizzati sotto la direzione di Andrea del Sarto e di Andrea di Cosimo Feltrini.Questi tre carri dovevano presentare alcuni pannelli raffiguranti episodi ispirati alle Metamorfosi ovidiane, e sembra che il giovane Pontormo partecipasse anche alla realizzazione di questi ultimi, probabilmente per volontà di Andrea del Sarto e del Feltrini.Lo Shearman ritiene di essere riuscito a ritrovare due dei pannelli per i carri del carnevale del 1513, i quali verrebbero pertanto a costituire la prima testimonianza sicura dell'attività del Pontormo. Uno di questi raffigura sulla destra un personaggio maschile, abbigliato all'antica, con un'armatura da soldato romano, che sembra stia inseguendo dal fondo scuro verso il primo piano sulla sinistra, una fanciulla terrorizzata, colta nel momento in cui si volta a guardare il suo inseguitore, e che ha già iniziato a trasformarsi in vegetale. L'artista voleva qui evidentemente far riferimento alla favola di Apollo e Dafne, tralasciando, però, la narrazione dell'antefatto, come quella della conclusione, ha fissato sul pannello solamente quell'istante che avrebbe permesso all'osservatore di riconoscere il mito in questione. Pontormo, inoltre, ha qui fuso due momenti del racconto, raffigurati generalmente separati, dell'inseguimento, quindi di movimento, con quello della metamorfosi, statico, ed in tal modo è riuscito perfettamente a comunicare il dramma di Dafne. Dafne non è ancora del tutto un vegetale, sulla sua testa si sta sviluppando un tronco, proprio come avveniva nelle prime miniature che illustravano la favola, e le sue mani hanno assunto la forma di rami, ma per il resto conserva ancora l'aspetto umano, e l'espressione del suo volto rivela ancora la paura di essere raggiunta da Apollo, e di non trasformarsi in tempo per riuscire a tener fede al suo voto di castità. Ad accentuare la drammaticità della scena contribuisce anche il colore scelto dall'artista: lo sfondo scuro ed indefinito, dal quale emergono i due personaggi in toni chiari e quasi aciduli, quasi si trattasse di un rilievo, o di statue a tutto tondo, di due esseri immobilizzati per sempre in quel preciso movimento. A tutto ciò va aggiunto il naturalismo della scena ed il tentativo di recupero del modello antico, Pontormo, infatti, evidenzia già qui, nonostante la sua giovinezza, una cura particolare nella resa della muscolatura dei personaggi e nel modo di abbigliargli, cercando di ricondurre la scena ad un ambiente classico, forse romano.

                                                                                         Elisa Saviani