27: Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e Dafne

Autore: Liberale da Verona

Datazione: fine del XV sec. 

Collocazione: Wolfenbuttel, Herzog-August Bibliothek, Codice 277A  

Committenza:

Tipologia: illustrazione

Tecnica: incisione su legno (xilografia)

Soggetto principale: Dafne e Apollo

Soggetto secondario: 

Personaggi: Apollo, Dafne

Attributi: faretra ed arco (Apollo); corona d'alloro (Apollo); rami d'alloro sulla testa, sulle braccia e sulle gambe (Dafne); gambe in parte in forma di tronco (Dafne)

Contesto: paesaggio fluviale con vari tipi di uccelli

Precedenti:

Derivazioni: Albrecht Dürer (attr.), Apollo e Dafne, illustrazione in C. Celtes, Quatuor Libri Amorum, Norimberga 1502 (Cfr. scheda opera 28); Maestro IB con l'Uccello, Apollo e Dafne, xilografia inizio XVI sec. (Cfr. scheda oepra 29); Agostino Veneziano, Apollo e Dafne, acquaforte, 1515-18 (Cfr. scheda opera 35); Barthel Beham, Apollo e Dafne, acquaforte, 1525 ca. (Cfr. scheda opera 40)

Immagini: 

Bibliografia: Giraud Y., La fable de Daphné. Essai sur un type de métamorphose végétale dans la littérature et dans les arts jusqu'à la fin du XVII° siècle, Droz, Ginevra 1969, pp. 247-248; Margiotta A.- Mattirolo A., Il mito di Apollo e Dafne, in Giorgione e la cultura veneta tra Quattro e Cinquecento. Mito, allegoria, analisi iconologia, De Luca, Roma 1981, p. 163

Annotazioni redazionali: Si tratta di un'opera curata fin nei minimi particolari, con una puntuale attenzione alla rappresentazione naturalistica del paesaggio e degli uccelli che popolano il fiume, come se il mito in realtà costituisse un pretesto per dedicarsi alla descrizione della natura circostante. Sulla riva di un fiume si consuma la tragedia di Dafne, che per sfuggire ad Apollo, innamoratosi di lei a causa di una freccia scagliata per vendetta da Cupido, che la insegue, e nello stesso tempo per rimanere lontana da tutti gli uomini, convinta del suo voto di castità, sentendosi ormai quasi raggiunta chiede al padre, il dio-fiume Peneo, di salvarla e di dissolvere la sua forma. L'artista, perciò, ci mostra come Dafne abbia iniziato a trasformarsi in un albero d'alloro, riprendendo quella che era stata una delle tipologie più diffuse per la descrizione del mito fin dall'antichità, ed evitando quindi una composizione di tipo narrativo. Apollo, tuttavia, in questa rappresentazione è tornato ad assumere l'aspetto classico del dio seminudo, coperto solo di una casacca, dai lunghi capelli biondi e ricci e con la corona d'alloro che già anticipa l'esito della vicenda, ed indossando soprattutto l'arco e la faretra immancabili. Dafne, invece, è coperta da un vestito lungo, annodato sotto il petto, che vorrebbe forse richiamare modelli antichi, anche se tuttavia le pieghe in basso sollevate dal vento, come quelle dell'abito di Apollo, non sembrano ancora troppo naturalistiche e all'antica.Al di là di una più stretta aderenza alla realtà storica e di un timido tentativo di recupero dei modelli classici, ciò che più colpisce in quest'incisione è il contesto naturalistico, in cui è stata inserita la scena di metamorfosi, con un eccessivo numero di animali, posti in punti ben precisi, che sembra piuttosto evidenziare ancora uno stretto legame con la realtà medievale, con la realtà vicina ai bestiari, e a quella tendenza ad attribuire un significato simbolico e morale a determinati elementi naturali. Fra gli animali disposti tutt'attorno ai due protagonisti, un significato preciso sembrerebbero ricoprire quelli a cui viene dato maggior risalto in primo piano: il pavone potrebbe, infatti, incarnare, al di là della vanitas o voluptas connessa al desiderio del dio di unirsi alla ninfa, anche la vita eterna, poiché si credeva che la sua carne non si decomponesse, ed in questo caso sarebbe da mettere in connessione con la concessione fatta da Apollo alla ninfa, ormai albero, affinché le sue foglie fossero sempre verdi e non seccassero mai, dopo che questa era divenuta la pianta a lui sacra. Per quanto riguarda invece la pernice ed il piccolo coniglio bianco, posti rispettivamente davanti ad Apollo e a Dafne, potrebbero avere un significato proprio in connessione al carattere dei due personaggi: la pernice sembrerebbe allora assumere proprio quel valore di voluptas, talvolta connesso anche al pavone, e che in questo caso si addice ad Apollo mosso dal desiderio della bella fanciulla, mentre il coniglio bianco potrebbe qui simboleggiare la timidezza e la ritrosia di Dafne, decisa ad ogni costo a mantenere la sua castità, anche di fronte ad un dio.      

                                                                                                   Elisa Saviani