09: Perseo e Medusa

Titolo dell’opera: Perseo e Medusa

Autore: Polignoto (Minle, Beazley)

Datazione: 450 a.C. ca.

Collocazione: New York, Metropolitan Museum

Committenza:

Tipologia: vaso ateniese (Pelike)

Tecnica: figure rosse

Soggetto principale: Perseo decapita Medusa che dorme

Soggetto secondario: Atena assiste alla scena

Personaggi: Atene, Medusa, Perseo

Attributi: lancia, elmo, égida (Atena); falcetto, calzari, petaso alati, mantello (Perseo); ali (Medusa)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.theoi.com/image/P23.6Medousa.jpg

Bibliografia: Dumont A., Monuments grecs publiès par l’Association pour l’encouragement des études grecques en France, 1878, I, n° 7, p. 15 e sgg.; Minle M.J., Perseus and Medusa on an Attic Vase, in “The Metropolitan Museum of Art Bulletin”, N.S., vol. 4, n. 5, Gennaio 1946, pp. 126-130; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1986, V, I, p. 313, n° 301; Rainer M., Facing Down Medusa (An ætiology of the gaze), in “Art History”, vol. 25, n. 5, November 2002, pp. 571-204

Annotazioni redazionali: Il vaso, proveniente dall’Italia meridionale e acquistato dal museo nel 1945, è decorato su entrambi i lati. Sul primo (a), qui riportato, compare la decapitazione di Medusa, sull’altro (b) una scena convenzionale: il re Polidette (Polypeithes nell’iscrizione) tra due donne con phiale e oinochoe. Questi, innamorato di Danae, aveva sfidato Perseo nell’impresa dell’uccisione della Gorgone; in seguito, verrà pietrificato insieme al suo popolo proprio dalla testa di Medusa (Medfc06). Medusa dorme rilassata sul fianco di una roccia, individuata da un fregio a motivo fitomorfo piuttosto stilizzato. L’ambientazione è difatti assente, suggerita appena dallo stesso corpo inarcato della Gorgone e dal movimento di Perseo che sembra salire il declivio con la gamba sinistra, lasciando la destra ben salda sulla linea costituita dalla sottostante decorazione geometrica. Sul medesimo piano insiste anche Atena, che invece non accenna alcun moto, come le figure del lato (b).  Medusa è raffigurata come un giovine androgino con boccoli fino alle spalle, indossa una corta veste di lana decorata con motivi geometrici, le ali mezze aperte dietro di lei. Perseo, identificabile anche attraverso l’iscrizione, la tiene per i capelli e con il falcetto le minaccia il collo. L’eroe indossa un mantello fermato da una fibula sul petto, calzari alati e petaso, da cui fuoriescono i capelli, simili a quelli della Gorgone, ma di poco più corti. Egli è girato verso Atena, che ne ricambia lo sguardo, a sottolinearne l’intesa: la dea, statuaria, ha nella sinistra la lancia, indossa l’elmo, una lunga veste drappeggiata e l’égida, ancora priva della testa di Medusa. Rispetto alle immagini e ai testi letterari precedenti dove era raffigurata orrenda e terribile come un mostro (Medfc02, Medfc04; Cfr.scheda opera 02,scheda opera 06), è questa una delle prime volte in cui la Gorgone è antropomorfa, e secondo Minle è rappresentata “as a beatiful women” (1946). La principale peculiarità segnalata dallo studioso nell’articolo pubblicato ad un anno dall’acquisizione del museo statunitense, sono i raggi intorno alla testa di Perseo. Pur non visibili in foto, dal momento che la pittura con cui erano stati disegnati è andata via, hanno lasciato delle deboli tracce sulla vernice (vedi disegno). Tale raffigurazione è presente anche in un manufatto oggi al Louvre, perfettamente corrispondente nell’iconografia, tanto da supporre una discendenza delle due da un prototipo comune o da una stretta dipendenza dell’una, americana, con l’altra, parigina, di pochi anni precedente. Albert Dumont (1878), che editò il vaso francese, propose che i raggi fossero legati alle magiche proprietà del petaso, il cappello di Ade, ma, come è scritto nello Scudo di Eracle, tale elmo non illuminava, bensì “portava le misteriose tenebre della notte”, quindi rendeva invisibili. Perseo, inoltre, era in origine considerato dio del sole, contrapposto a Medusa legata invece alla luna (Cfr. scheda opera 01), ma le fonti che ne parlano sono piuttosto tarde e non è possibile accertare quanto tale credenza fosse diffusa in ambito artistico. Minle, da parte sua, avanza altre due ipotesi: i raggi potrebbero riferirsi o alla costellazione di Perseo, descritta da Eudosso di Cnido (408?-355? a.C.), ma – stando all’ipotesi – conosciuta almeno un settantennio prima; oppure a quello che Omero (Iliade, XVIII, vv. 203 e sgg.) e Aristofane (Uccelli, vv. 1709 e sgg.) descrivono come la luce soprannaturale degli eroi in combattimento. In questo caso i raggi indicherebbero una forma di glorificazione dell’eroe, forse suggerita anche dalle modalità del suo concepimento, con Zeus trasformato in una pioggia d’oro (Giove e Danae).

Lorenzo Riccardi