26: Mirra e Cinira

Titolo dell’opera: La nascita di Adone

Autore: Marcantonio Franceschini

Datazione: 1685-1690 ca.

Collocazione: Dresda, Gemäldegalerie

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su rame (48,5 x 69 cm)

Soggetto principale: nascita di Adone dal tronco dell’albero di Mirra

Soggetto secondario:

Personaggi: Mirra (albero), Adone, dea Lucina, ninfe, amorini, satiri

Attributi: albero (Mirra); mezzaluna (Diana-Lucina)

Contesto: paesaggio boscoso con corso d’acqua e ampia vallata

Precedenti:

Derivazioni: Vienna, Rossau, Garden Palace dei Liechtenstein, Nascita di Adone (480 x 256 cm), 1690-1710; Genova, Palazzo Pallavicini, La nascita di Adone, 1729. 

Immagini:

Bibliografia: Miller D. C., Marcantonio Franceschini, Artema editore, Torino 2001, p. 283; Miller D. C. Franceschini and the Liechtenstein, Prince Johan Adam Andreas and decoration of the Garden Palace at Rossau-Vienna, 1991, tav. XII; Dresde ou le rêve des princes, la Galerie de peintures au XVIII siècle, Paris 2001, p.218; Roli R., Pittura bolognese 1650-1800 dal Cignani ai Gandolfi, Ed. Alfa, Bologna 1977, p. 258.

Annotazioni redazionali: Marcantonio Franceschini in questo piccolo dipinto della Galleria di Dresda, descrive il miracolo della nascita di Adone avvenuta dopo che sua madre Mirra è stata trasformata in albero dagli dei. La madre è rappresentata con il corpo e il viso di donna, ma con le braccia levate al cielo trasformate in rami robusti terminanti con abbondante fogliame, la sua posizione ci suggerisce che la donna sta soffrendo, è infatti sotto l’effetto dei dolori del parto. Intorno a Mirra due ninfe incuriosite indicano la fessura presente sul tronco che ha permesso ad Adone di nascere, mentre altre due sulla destra, lungo la riva del fiume, assistono e commentano l’evento. Al centro della scena troviamo la dea Diana-Lucina porgere il neonato ad una terza ninfa, fulcro di tutta la composizione è, infatti, Adone che è in piena luce, a differenza della madre Mirra che appare sulla sinistra tutta in ombra. La fonte che Franceschini adotta e segue in modo molto fedele è Ovidio, in particolare il X libro delle Metamorfosi. In primissimo piano in basso a destra sono rappresentati due amorini di cui uno prepara un letto per il bambino, mentre l’altro spande fiori, Ovidio evoca “i piccoli dei dell’amore” per rilevare la bellezza di Adone e Franceschini recupera questo particolare. Osservano incuriositi la scena anche due satiri che si affacciano nascosti dietro la vegetazione sulla sinistra; nelle altre rappresentazioni cinque-seicentesche del mito di Mirra, sono costantemente presenti intorno ad Adone le ninfe e talvolta anche la dea Lucina, mentre la presenza degli amorini e dei satiri è cosa piuttosto insolita. Franceschini ha trattato questo tema a più riprese: uno dei suoi disegni conservati al Metropolitan Museum of Art di New York è strettamente legato a questo dipinto, dal quale si differenzia solo per qualche piccola variante, questo disegno è lo studio preparatorio per il dipinto eseguito su richiesta del Principe Johann Adam del Liechtenstein, per il Palazzo d’estate di Rossau a Vienna, facente parte del celebre ciclo di Diana e Adone, eseguito dall’artista dal 1692 al 1699; qui il gruppo centrale riprende quello del quadro di Dresda, ma, a causa del formato più alto Franceschini ha dovuto riavvicinare i personaggi e ruotarli più nettamente verso lo spettatore. Altra versione dipinta, di formato più grande, si trova nel Palazzo Durazzo Pallavicini di Genova e presenta la stessa composizione del dipinto di Dresda. Il piccolo dipinto su rame di Dresda, è stato realizzato qualche anno prima di questi tra il 1685 e il 1690, l’opera mostra tutto l’accademismo classico appreso negli anni dell’apprendistato dai suoi principali maestri Giovanni Galli e Carlo Cignani, accademismo che incontrò un vivo successo soprattutto in Francia. Il piccolo dipinto faceva parte della collezione del Principe di Carignano ed è stato in passato attribuito proprio a Carlo Cignani.

Valentina Leonardi