35: Pallade e Aracne

Titolo dell'opera: Aracne e Minerva

Autore: Bernardino Campi

Datazione: 1582-84

Collocazione: Sabbioneta, Palazzo Ducale, Palazzo del Giardino, Sala dei Miti, volta

Committenza: Vespasiano Gonzaga (1531-1591)

Tipologia: pittura murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Aracne è seduta al telaio, Minerva è in piedi con il braccio destro alzato

Soggetto secondario:

Personaggi: Aracne, Minerva

Attributi: telaio (Aracne); elmo (Minerva)

Contesto: interno con due telai

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

http://www.stidy.com/Viaggi/Luoghi/Sabbioneta/SabbionetaPicts/pages/sabbioneta_013.html

Bibliografia: Buzzi T., I Palazzi Ducali di Sabbioneta. II, Il Palazzo del Giardino, in “Dedalo”, IX, 1928, fasc. IV, pp. 221-252; Marani E., Sabbioneta e i centri gonzagheschi minori, in Mantova: le Arti, Istituto Carlo D'Arco, Mantova 1965, vol. III, pp. 123-135; Perina C., Sabbioneta, in  Mantova: le Arti, Istituto Carlo D'Arco, Mantova 1965, vol. III, pp. 404-413; Forster K.W., From “Rocca” to “Civitas”: Urban planning at Sabbioneta, in “L’Arte”, 5, 1969, pp. 5-40; Di Giampaolo M., Bernardino Campi a Sabbioneta e un’ipotesi per Carlo Urbino, in  “Antichità Viva”, XIV, 1975, n.3, pp. 30-38; Pensa F., Il gusto dell’Antico in Sabbioneta, in “Libri e Documenti”, 2, 1983, pp. 34-64; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 319-321.

Annotazioni redazionali: il Palazzo del Giardino, o Casino del Giacinto, fu costruito tra il 1577 e il 1588 ad una delle estremità della Piazza d’Armi, su un lato della quale dal 1584 sorge la Galleria degli Antichi. Questa nuova costruzione, basata probabilmente su qualche edificio preesistente, fu voluta da Vespasiano Gonzaga come villa suburbana dedicata all’otium, sulla scorta del Palazzo Te a Mantova. Leandro Ventura sottolinea però che, a differenza di una villa, l’edificio non presenta né ambienti di servizio, né appartamenti privati, ma è un susseguirsi continuo di stanze. Poiché l’inizio della costruzione del Palazzo è precedente rispetto a quello della Galleria degli Antichi, Ventura ipotizza che in un primo momento esso fu pensato come luogo espositivo della collezione, e solo in un secondo tempo, ampliatasi notevolmente la collezione ducale, fu necessario progettare uno spazio più grande. La funzione espositiva sarebbe confermata dalla decorazione degli interni, con nicchie e mensole atte ad ospitare statue. La decorazione pittorica degli ambienti interni ha inizio a partire dal 1582 e vede impegnati Bernardino Campi e Fornaretto Mantovano, autore delle numerose grottesche, e altri  artisti come Alberto ed Andrea Cavalli, Francesco, Vincenzo e Pietro Martire Pesenti. La Sala dei Miti presenta lungo le pareti un fregio dipinto con figure alate e aquile reggenti stemmi e festoni di frutta; oltre una cornice in stucco, un secondo fregio con conchiglie dorate alternate a dei riquadri dipinti con i simboli dei Gonzaga e le imprese personali del Duca: la museruola con il motto “Cautius”, una cerbiatta, un ramo divelto col motto “Vrai Amour ne se change”, un cane, il fulmine alato di Giove, un tempietto incendiato col motto “Sive bonum, sive malum fama est”. La volta a padiglione è divisa in cinque scomparti, delimitati da cornici in stucco dorate: al centro, in un riquadro rettangolare, il mito di Fillira e Saturno; intorno, in quattro ovali, partendo dal basso La Caduta di Fetonte, Aracne e Minerva, Dedalo e Icaro - Cfr. scheda opera relativa - Apollo e Marsia. Si tratta di miti in cui gli dèi puniscono dei personaggi tracotanti, da leggere come ammonimenti nei confronti di chi arrogantemente sfida il potere politico. Del mito di Aracne e Minerva viene raffigurato il momento immediatamente precedente alla contesa, in cui la dèa compare di fronte alla giovane seduta al telaio  e accetta la sfida da questa lanciatale. Sebbene nel riquadro non sia rappresentato il momento della punizione di Aracne, così come ci si aspetterebbe dalle altre scene della stanza, a questo si allude attraverso il gesto perentorio del braccio destro alzato di Minerva.

Chiara Mataloni